L’universo ambientato nei romanzi fantasy dell’autore polacco Andrzej Sapkowski scritti negli anni ’90, resi celebri in tutto il mondo grazie al lavoro svolto dal team dei CD Projeck Red con la trilogia The Witcher, si espande con un ulteriore capitolo completamente slegato alle vicende trattate nei gdr della serie principale. Thronebreaker: The witcher tales, disponibile su PC dal 9 novembre e su Playstation 4 e Xbox One dal mese successivo, cambia completamente sia i protagonisti che eravamo abituati a conoscere, sia lo stile videoludico che passa dall’action rpg al Gwent, gioco di carte collezionabili creato come side quest nel terzo capitolo della trilogia e diventato prodotto a sé stante.
Per la Lyria e la Rivia
In Thronebreaker: The witcher tales, impersoneremo Meve, regina guerriera della Lyria e della Rivia nello scontro contro gli eserciti dell’impero di Nilfgaard. Questa è una sintesi ridotta all’osso e senza tanti inconvenevoli, ma la storia sarà ricca di colpi di scena sin dalle prime ore di gioco, riuscendo a toccare alte vette di narrazione. Il gameplay è suddiviso in due fasi: la fase esplorativa e quella di combattimento. Nella prima comanderemo la regina nella mappa di gioco, come se fosse un open world, anche se spesso sono dei grandi corridoi senza seconde strade se non vicoli ciechi che portano a incontri non legati completamente alla storia, mentre il combattimento si svolgerà con le regole del gwent.
A tutto gwent
Esso è un gioco di carte dove, detto nel più breve e semplice modo possibile, bisognerà schierare truppe e superare in potenza quelle dell’avversario, chi vince due round su 3, vince la battaglia. Fortunatamente non è solo questo, molte battaglie avranno regole speciali dove si dovrà vincere un solo round oppure saranno basate come dei puzzle con obiettivi speciali, spaziando dall’evitare massi lanciati da troll a gare di bevuta, da sgattaiolare per evitare di essere visti dai nemici al respingere un esercito di mostri. Quasi ogni unità avrà un’abilità che si attiverà allo schieramento oppure come ordine. Non continuo ma vi rimando direttamente al sito del gioco; tra sinergie, abilità e tanto altro, spiegarlo in poche righe mi è impossibile. Fortunatamente il primo mondo di gioco è strutturato in modo da guidare il giocatore nel carpire le basi, sia dell’esplorazione che del combattimento.
I regni settentrionali
Proseguendo nella storia, ci troveremo in viaggio tra i regni del nord in cerca di aiuto e di alleati, le mappe di gioco saranno in totale 5 e tutte ben caratterizzate grazie ad uno stile in cel shading, spaziando per grandi pianure verdeggianti, montagne innevate e paludi. Nel girovagare si incapperà in tanti punti di interesse che permetteranno di potenziare il proprio mazzo con frammenti di carte da completare, scelte che permetteranno di reclutare nuovi soldati oppure semplicemente di raccogliere oro e legname, vitale per la crescita durante il gioco. Infatti non partiremo subito con tutte le carte a disposizione, ma dovranno essere sbloccate con abilità, scegliendo oculatamente le azioni di Meve. Inoltre le scelte della regina modificheranno il morale delle unità, giocando un ruolo particolarmente importante nelle decisioni intraprese. Fortunatamente sarà possibile ripristinare il morale grazie a dei santuari sparsi per la mappa.
Allestire l’accampamento
Tra una battaglia e l’altra, per far riposare i soldati, sarà possibile accamparsi. In questo campo base sarà possibile ritrovarsi alla taverna e parlare con i personaggi più influenti durante la campagna, oppure sfidare l’intelligenza artificiale a una battaglia o migliorare il proprio mazzo. Inoltre sarà possibile potenziare l’attendamento, grazie alle risorse (oro e legname) raccolte in precedenza. I miglioramenti renderanno disponibile una maggior scelta di unità o un potenziamento delle stesse, oppure dei bonus elargibili alla fine di ogni battaglia. Come in ogni GDR che si rispetti, non tutto sarà sbloccabile fin dal primo minuto, ma solo con il proseguimento della storia.
I suoni della foresta
Ogni personaggio che incontreremo avrà un importante valore nell’economia del gioco, si uniranno al gruppo della regina solo con determinati obiettivi e, quando saranno compiute azioni contrastanti con i loro scopi, lasceranno il gruppo, e con loro la rispettiva carta. Ognuna di esse è resa in modo magnifico, in movimento e racchiudono in pochi frame il valore e la risolutezza dei personaggi che rappresentano. Non limitano la caratterizzazione quasi perfetta che ognuno di loro si porta sulle spalle, con la loro storia o paure che gli attanagliano. Inoltre ad aiutare tutto questo un doppiaggio sublime, sia per gli eroi del gioco che del narratore che ci accompagnerà continuamente per una durata superiore alle 25 ore.
La battaglia finale
Per concludere, Thronebreaker: The witcher tales, è una stupenda esperienza, anche per i meno avvezzi al Gwent. La storia tiene incollati e spinge a proseguire senza forzare ed è ricca di colpi di scena, i puzzle e gli scontri con regole speciali variano, e di molto, l’andamento delle battaglie, la caratterizzazione dei personaggi e dei paesaggi sono resi in modo eccelso e il doppiaggio è fatto con tutti i crismi del caso. Come sempre CD Projekt Red sforna perle e anche in questo caso non si sono smentiti.