Tra il poco tempo a disposizione e il backlog infinito, noi tutti abbiamo videogiochi abbandonati nel nostro retaggio. Ogni tanto ci pensiamo e ci diamo la carica per portarli a termine, magari bisognosi di una soddisfazione da completista, invece in altri casi semplicemente quella storia lasciata così in sospeso non ci ha fatto dormire svariate notti e magari rushando fino alla fine siamo giunti all’agognata fine.
Kingdom Hearts 3, Shadowman, Gothic, Far Cry 4
Per Gabriele quello dei videogiochi abbandonati è un tasto dolente.
Una realtà che mi vede da vicino. Molte volte la mole di lavoro o i codici review che piombano assassini, mi allontanano dal titolo in piena azione in quel momento. Tornarci dopo è più difficile del previsto e alcune volte le raffinate meccaniche tardano a rientrare nel flusso dei tasti e polpastrelli.
Un esempio pratico è stato con Kingdom Hearts 3, titolo che difficilmente ho apprezzato per svariati motivi, abbandonato nelle fasi finali per quasi tre mesi e poi finito con poca voglia. Peggio è andata a Far Cry 4, gioco che ho tentato di (ri)iniziare almeno tre volte, gironzolato per un po’ nella mappa, ma poi nulla, non c’è mai stato un motivo per continuarlo con serie intenzioni.
Guardando al passato però nulla è cambiato. Il cult Shadowman è ancora lì, incompiuto, e magari la vicina remastered sarà un modo per completarlo. Con Gothic invece la situazione era particolare, tanto era bello il mondo di gioco che ho giravagato per la mappa per il gusto di osservare. Fare main quest? E perché mai? Meglio girare a vuoto e senza senso. Il gioco poi lo ho finito, ma dopo anni.
Horizon Zero Dawn, Kingdom Hearts 1.5+2.5, Persona 5
Adesso invece passiamo la palla a Kevin:
Horizon Zero Dawn. Personalmente mi divertiva e l’ambientazione mi attizzava e non poco, ma verso la fine, poco dopo la schermata “Sei pronto per la missione finale” o una roba del genere, staccai di giocarci. Non lo toccai più, anche perché non lo possedetti più, e il suo finale rimane una delle incognite più grandi della mia vita.
Un’altro esempio, ma questa volta con un lieto fine è Kingdom Hearts 1.5 + 2.5 Remix: comprato casualmente su Amazon per curiosità (era in forte sconto, se no non lo avrei mai preso) e divorato fino al secondo capitolo nel giro di una settimana. Iniziai Birth By Sleep, l’inizio mi annoiò e lo lasciai per cinque mesi. Poi lo ripresi e mi pentii della mia scelta, soprattutto dopo aver giocato Dream Drop Distance, il mio capitolo preferito della saga. L’ultimo gioco di questo mio trafiletto è Persona 5: dopo 80 ore di gioco, senza neanche averlo finito, lo mollai perché mi sono stufato.
Bellissimo, sono innamorato del gioco e del suo stile grafico, ma ho dovuto staccare la spina prima che lo iniziassi a odiare. Ancora oggi mi guarda e mi dice “giocami!”, ma per adesso non mi ha ancora convinto. Dovrebbe provare a sedurmi con lo champagne?
Mass Effect, Demon’s Souls, Assassin’s Creed
Anche il nostro Nicola ha i suoi titoli abbandonati:
Avendo comprato l’intera trilogia in giovane età, quando ancora non avevo modo di videogiocare su PC e quando ancora non potevo permettermi di videogiocare in lingua originale, il passaggio da Masse Effect 1 a Mass Effect 2 risultò per me fatale a causa del cambio di diversi doppiatori e dei lunghissimi ed insopportabili tempi d’attesa durante i caricamenti. Apprezzai moltissimo il primo capitolo, eppure mi vidi costretto ad abbandonare la saga per queste due cause, con la promessa di recuperarla poi su PC, risolvendole entrambe.
Consapevole che prima o poi sarebbe arrivata una remastered o un remake, sempre in giovane età, abbandonai dopo qualche ora di gioco anche Demon’s Souls, a causa di un gameplay grezzo, di un comparto tecnico ormai datato e di una difficoltà fin troppo alta per un quindicenne.
Infine, un altro titolo che abbandonai, stavolta per semplici motivi di gusto personale, fu Assassin’s Creed: Brotherhood; premettendo che ho abbandonato la safa dopo Black Flag, considerai questo capitolo un enorme passo indietro rispetto ad Assassin’s Creed 2. Le novità introdotte erano pressoché inutili ma, soprattutto, ricordo che rimasi assolutamente freddo e poco coinvolto dalla storia in sé; nota di merito, però, per la splendida riproduzione dell’ambientazione romana.
Assassin’s Creed Unity, Far Cry 5
Nonostante i tanti trofei ottenuti, anche Marco ha i suoi scheletri:
Per me è raro abbandonare un titolo. Ho l’indole da completista, sento sempre quella voglia di vedere un bel “100%” quando leggo le statistiche delle mie partite. È per questo che abbandonare un titolo è doppiamente doloroso. In qualche modo Assassin’s Creed Unity è riuscito a demolire il mio desiderio di arrivare al finale.
La storia non è riuscita a prendermi, soprattutto i personaggi che mi sapevano di già visto (Arno e la sua bella mi hanno ricordato fin troppo Altaïr e Maria Thorpe) senza però avere lo stesso spessore. Mettiamoci poi una Parigi immensa, ma senza attività che mi gratificassero realmente ed un comparto cooperativo che non ho avuto modo di vivere, mio malgrado.
Allo stesso modo, anche Far Cry 5 si è rivelato una piccola delusione per me. Forse mi aspettavo qualcosa che sapesse replicare il fascino del tatau del terzo capitolo, forse l’ambientazione non mi ha colpito molto, ma di certo non ho trovato un gunplay che gratificasse il mio stile di gioco. Insomma, alla fine non sono riuscito ad arrivare neanche al primo boss anche se non escludo che in futuro possa riprenderlo e dargli un’altra chance.
Dragon Age Inquisition, Death Stranding
Anche Alessandro tende a non abbandonare i giochi. Non sempre però:
Sostanzialmente non sono uno che lascia i giochi per poi tornarci, di solito mi incaponisco parecchio su un titolo. Il mio intento è sempre stato quello di assorbire il messaggio del gioco, quindi spinto da questo vado facilmente oltre a difetti che magari potrebbero infastidire molto (vedi difettuccio tecnico o caletto di frame). Nel male augurato caso in cui un gioco mi induce a mollare, di solito è abbastanza definitivo.
Mi è successo con Dragon Age inquisition su PS4 e dopo ben 70 ore di gioco. Semplicemente era nell’aria che non mi stavo divertendo tantissimo e ad un certo punto sono giunto a saturazione totale. Non volevo nemmeno sapere come finiva la storia. Punto e a capo, non fa per me.
Tuttavia se devo indicare un titolo che mi ha spiazzato al punto da farmi fare una pausa importante, è senza alcun dubbio Death Stranding. L’ho amato infinitamente ma ho sanguinato parecchio nella prima metà del gioco. Incredibile come un gioco che piazzerei nella mia top 10 di sempre mi abbia scosso in questa maniera. Oggi se qualcuno mi chiede come mai ho fatto uno stop di quasi tre mesi in Death Stranding rispondo che non ho avuto tempo, ma non è esattamente così.
Death Stranding mi ha colpito forte e mi ha fatto ragionare un sacco, in primis e soprattutto come videogiocatore. Mi ha fatto capire che stavo entrando in un loop troppo squadrato di un mondo, quello degli action, che propone prodotti che sono l’uno sulla falsa riga dell’altro. E infatti non appena mi è capitato per le mano qualcosa di più originale, di diverso, di unico come Death Stranding ho sussultato.
È stato anche questo il bello. Dopo Death Stranding sono un videogiocatore migliore. Mi ha ricordato che è sempre stata la fame di storie a guidarmi nel gaming e le ultime tecnologie che propongono format sempre più perfetti mi stavano sporcando. Death Stranding mi ha salvato.